A conclusione dei due incontri dedicati al ruolo della madre e del padre nel ciclo “Point break” condividiamo alcune riflessioni di Aroti Bertelli, adottiva del gruppo AAA, sulla figura materna e il ritorno all’origine nel momento in cui si desidera diventare genitori.
Il desiderio di maternità è sempre stato parte di me. Ho avuto la mia famiglia in cui sono nata e cresciuta che mi ha dato le basi; i miei fratelli, soprattutto il più piccolo, hanno aumentato in me questo desiderio. Il desiderio non è sufficiente, ho voluto comprendere a fondo cosa volesse dire mettere al mondo un bambino. Quali responsabilità, garanzie, senza togliere quella buona dose di incoscienza e di egoismo. Nel mio percorso mi sono confrontata con figure professionali.
Un confronto che con chi sceglie di adottare non è così facile, dato che non è un’esperienza biologica a livello corporeo, ma questo confronto può portare a nuove scoperte di due modi differenti di essere madre e padre.
Quando una persona adottata diventa madre o padre, la famiglia adottiva rivive quel momento: la nascita, l’adozione. Torna una nuova riflessione sul senso dell’abbandono subito che ha, ancora una volta, il bisogno di vestirsi di un nuovo significato.
Torna il lutto del mancato concepimento e cosa significa vivere accanto a una gravidanza del proprio figlio/figlia. Sono sostenuta/o? Ci saranno gelosie?
Cosa significa salutare il ruolo di figlia, venire alla luce come madre avendo due modelli distinti di madre? Lo stesso vale per i maschi.
Capire e comprendere le diverse sfide e integrarle nella madre che voglio diventare. Riflettere su cosa significa avere dei nipoti e rivedere il desiderio di diventare nonni.
La maternità e la paternità per una persona adottata hanno diversi significati e motivazioni. Personalmente non ho mai sentito il bisogno di rispecchiarmi o identificarmi, forse perché ho vissuto questo aspetto con mio fratello, forse perché consapevole del fatto che mio figlio sarebbe nato 100% caucasico e 100% indiano.
Ma volevo dare una continuità a un dono che ho ricevuto, cioè quello di essere al mondo. Per me questa continuità ha un senso immenso, perché creare una famiglia, essere madre senza averne una, è il mio atto rivoluzionario.