Il percorso adottivo non è semplice e non è breve ma, se si è veramente convinti, non bisogna farsi spaventare dagli imprevisti, dai cambi di strada, dalle battute di arresto. Alla fine tutto quello che rimane nella memoria sono i due momenti più emozionanti del percorso.
L’incontro con nostra figlia è al primo posto. Io ero così emozionata che ho dimenticato nell’alloggio il regalo che avevamo preparato per lei, così il mitico Jairo, l’autista fact-totum di Marien, è dovuto tornare indietro a recuperarlo e noi abbiamo dovuto aspettare prima di incontrare Claudia. Io ero in lacrime per l’ansia e il dispiacere di aver arrecato l’imprevisto. Dalla sala dove eravamo in attesa però io e mio marito abbiamo sbirciato fuori della porta e lei era lì seduta, vicina a una scrivania, che giocava con un impiegato dell’ufficio del Bienestar Familiar. Vederla in carne e ossa anche se da lontano, sentire la sua voce e la sua risata, è stato il concretizzarsi di un sogno.
Al secondo posto la proposta di abbinamento. Per noi è stato un po’ strano come è avvento il tutto. Con Amici Don Bosco eravamo in lista di attesa sull’India, avevamo presentato le pratiche da circa un anno e aspettavamo che si muovesse qualcosa. Quando un giorno ricevo una telefonata dall’Ente nella quale ci dicevano che avevano piacere di incontrarci perché volevano valutare con noi un eventuale cambio di Paese. Quindi noi siamo andati all’incontro tranquilli pensando che fosse solo un colloquio informativo ma nulla di più, un ennesimo imprevisto da affrontare. Invece le prime parole sono state “Ci sarebbe una bambina dalla Colombia…” e lì non ho capito più niente.
Ringrazio Amici Don Bosco, tutto lo staff, dalle professioniste alla segreteria, perché ci sono stati vicini e ci hanno guidato fino alla fine.
Gigliola