Tutto è cominciato il 24 aprile 2007 quando consegnammo il nostro dossier al Tribunale dei minori di Bari. Da quel giorno iniziò l’ansia per l’attesa del Decreto di idoneità, colloqui con psicologi e assistenti sociali del nostro paese, colloqui con i giudici al Tribunale di Bari. Finalmente a dicembre arrivò il Decreto: che bel regalo di Natale! Iniziammo a fare le varie conoscenze degli enti fino a che scegliemmo uno che ci piacque e ci ispirava fiducia. Scegliemmo come nazione l’India. Tra un documento e l’altro gli anni passavano, ma nessuna proposta ci arrivava. Un giorno, dopo di 6 anni circa di attesa, ci arriva la telefonata tanto attesa. Erano le ore 13.45 del 14 dicembre 2013. Ero sola in casa e non capivo più nulla dalla gioia, non ricordavo più niente dei due bambini, solo che erano due maschietti, fratelli. Il giorno dopo eravamo a Roma per firmare i documenti. I bambini erano a dir poco stupendi: amore a prima vista. Pochi mesi dopo, con la questione dei Marò, iniziarono i problemi anche per noi.
Il nostro caso diventò un caso politico e nazionale, si presentarono due presunti zii dei bambini che ostacolarono l’adozione. Nonostante ciò i bambini dichiararono di voler venire in Italia perché i loro genitori eravamo noi. Purtroppo hanno vinto loro, i presunti zii, e i bambini, orfani di entrambi i genitori, sono rimasti abbandonati nell’istituto. Perdemmo i bambini e non fummo rimborsati di nemmeno un centesimo. Non immaginate quanto dolore nei nostri cuori e nei cuori dei nonni ! Un avvocato ci disse: “Questo è un lutto!”. Ed era così. Io non volevo sapere più niente di adozione, il dolore era atroce. Un giorno Vito conobbe un ragazzo in attesa insieme alla moglie di una proposta di abbinamento. Decidemmo di contattarli per chiedere consigli. Quando andammo da loro, avevano avuto le due bambine da poco: erano bellissime, venivano dalla Colombia. Questa coppia ci parlò della loro esperienza di adozione aperta e ci parlarono molto bene dell’associazione Amici di Don Bosco. Io, a dire il vero, avevo paura di avere un’altra batosta, ma mio marito Vito era determinato ad andare avanti. Così, poco dopo quell’incontro, decidemmo di dare il mandato ad Amici di Don Bosco e considerammo l’idea dell’adozione aperta. Le operatrici dell’ente di Lecce ci accolsero con amicizia, sorrisi, allegria.
Preparammo i documenti e rimanemmo in attesa. Ci telefonarono per avvisarci che il nostro dossier era stato depositato in Colombia e che andava tutto bene. Che sollievo dopo la tempesta! Pochi giorni dopo mi telefonarono per la proposta di due bambini. Ero felicissima, con il cuore ero già in Colombia! Però andavo sempre con i piedi per terra. Era una proposta di adozione aperta e le altre due coppie frequentarono il corso con noi. Qualche giorno dopo ci ritrovammo tutte e tre noi coppie in associazione per “conoscere” i nostri figli. Che gioia, che emozione! Eravamo il ritratto della felicità. 6 fratellini: 5 femminucce di 4-5-6-9 e 10 anni e un maschietto di 7 anni. Tutte e tre noi coppie andammo a Roma al Consolato Colombiano per i visti sui nostri passaporti. Fu una gita bellissima, un’occasione in più per conoscerci meglio. Poi la prima videochiamata con i bambini e la referente della Colombia nella sede di Lecce: le lacrime di gioia non sono mancate! Che bello vedere i nostri due figli, anche solo per telefono, dopo tanti anni di dure battaglie… le collezioni di delusioni e dolori spariscono! Vederli lì e finalmente poter dire: “ce l’abbiamo fatta, ora è sicuro”, non ci sono parole per esprimere la gioia.
Finalmente arriva il giorno della partenza, con i nostri bagagli divisi a metà perché a Bogotà fa freschetto, a Cali e La Masia fa caldo. Io preparai un cartellone di riconoscimento con la scritta AMICI DI DON BOSCO, ma non servì a niente perché Marien già ci conosceva! Alloggiammo a Bogotà per due giorni, poi partimmo per Cali, dove stavano i bambini. Il giorno dopo fu quello che cambiò la nostra vita: avvenne l’incontro con i bambini. Io e mio marito avevamo la sensazione di volare. Festeggiammo l’evento con una torta e bevande. Momenti indimenticabili. Sono due bambini bellissimi, ma come tutte le rose del giardino hanno le spine, anche loro due avevano i loro lati “no”. Erano senza regole. Con le altre 4 sorelline non abbiamo avuto nessun contatto per una settimana perché tutti e sei dovevano fare nido nelle loro nuove famiglie, ma stavamo nello stesso albergo. I bambini si cercavano. Ora in Italia i bambini sono in contatto tutti e sei, noi di Bari, le altre di Lecce e ci vediamo di tanto in tanto. Abbiamo festeggiato i compleanni dei bambini tutti insieme. Certo, ora non è che sia tutto rose e fiori. I bambini hanno le loro lacune, a volte ci fanno disperare, ma da quando li abbiamo avuti ad oggi ci sono stati dei progressi. La gioia immensa è quando portano a casa gli “eccellente- ottimo” dalle maestre di scuola. Siamo contenti anche di aver conosciuto le altre due coppie splendide. Ci siamo aiutate tantissimo anche in Colombia. Siamo una famiglia allargata. I bambini ci chiamano zii e chiamano nonni i nostri genitori. Che dire? È davvero una esperienza unica, bellissima e ringrazio Dio per averci messo sulla strada giusta con le persone giuste.
Vito e Maria