Nel messaggio Urbi et orbi, il giorno di Natale, Papa Francesco ha parlato dei bambini e della loro situazione nel mondo. Ha stigmatizzato ancora una volta la “cultura dello scarto”, di cui sono vittime in primo luogo i bambini e gli anziani. Francesco ha auspicato, in particolare, un futuro di pace per “i bambini che, a causa delle guerre e della fame, crescono senza speranza, privi di futuro e di assistenza sanitaria”, e anche per gli anziani “scartati dalla cultura egoistica, che mette da parte chi non è produttivo”.
“Il Figlio di Dio, disceso dal Cielo sulla terra, sia difesa e sostegno per quanti, a causa di queste ed altre ingiustizie, devono emigrare nella speranza di una vita sicura – ha detto ancora il Papa -. È l’ingiustizia che li obbliga ad attraversare deserti e mari, trasformati in cimiteri. È l’ingiustizia che li costringe a subire abusi indicibili, schiavitù di ogni tipo e torture in campi di detenzione disumani. È l’ingiustizia che li respinge da luoghi dove potrebbero avere la speranza di una vita degna e fa loro trovare muri di indifferenza”. Così il Papa prima della Benedizione “Urbi et Orbi”. “L’Emmanuele sia luce per tutta l’umanità ferita. Sciolga il nostro cuore spesso indurito ed egoista e ci renda strumenti del suo amore. Attraverso i nostri poveri volti, doni il suo sorriso ai bambini di tutto il mondo: a quelli abbandonati e a quelli che hanno subito violenze. Attraverso le nostre deboli braccia, vesta i poveri che non hanno di che coprirsi, dia il pane agli affamati, curi gli infermi. Per la nostra fragile compagnia – ha concluso Francesco -, sia vicino alle persone anziane e a quelle sole, ai migranti e agli emarginati. In questo giorno di festa, doni a tutti la sua tenerezza e rischiari le tenebre di questo mondo”.