Il tempo dell’attesa, periodo pieno di sogni, di speranze, frustrazioni, gioie, paure.
Il tempo dell’attesa è stato per noi un tempo delicato dove il bisogno si è trasformato in desiderio, dove il nostro amore si è rafforzato per costruire insieme quello che volevamo … diventare una FAMIGLIA.
Il 4 Agosto 2016, negli uffici del Bienestar familiar, in Colombia, in una stanza decorata con palloncini, tavola imbandita, tutto della principessa Sofia, torta, biscotti, succhi e tanta, tanta tensione. Caldo, niente aria condizionata, cielo grigio, cinque, sei, sette persone attorno a noi tra assistente sociale, psicologa … e non ricordo chi altro. Lì nasceva la nostra famiglia.
Quella mattina iniziamo a prepararci con uno stato di calma apparente cercando l’equilibrio tra le cose che normalmente si fanno ogni mattina, la preparazione della casa per accogliere nel pomeriggio la nostra piccola e la tensione che sale.
Poi, arriva la macchina della nostra associazione a prenderci per dirigerci agli uffici del Bienestar. Entriamo, alcune persone ci salutano … non so bene chi siano, non sappiamo quanto dovremo aspettare. Eh sì l’attesa è davvero il grande tema ricorrente del mio parto adottivo. Quanto tempo abbiamo passato ad aspettare in una stanzetta vuota? Abbiamo iniziato a riempirla di palloncini, poi qualcuno dice di sistemare i piatti, tagliare la torta… Ma quanti pezzi devo tagliare? Quanti siamo? C’è gente che entra, gente che esce, tutti parlano, capisco poco. Faccio partire una musica, VEO VEO … diventerà un tormentone per tutto il tempo che trascorreremo in Colombia.
Tutto ad un tratto ci dicono: “sta arrivando”.
Tutti si mettono in fondo alla stanza e chiedono a noi di fermarci sulla porta. Sono felice e nello stesso tempo sto male, è il momento che attendiamo da quattro anni, stiamo per incontrare per la prima volta nostra figlia. Vediamo in lontananza un essere piccolino che ci viene incontro accompagnata dalla psicologa, è un momento indescrivibile, tutti gli altri pensieri vanno via, non si sentono più rumori …
… tutto intorno è bianco e nero … solo lei è a colori.
Stiamo per guardare nostra figlia per la prima volta, vorrei fermare il tempo per non perdere nessun attimo, e lei, piccola, nei suoi 3 anni, sembra spaventata, inizia a guardarci, poi distoglie lo sguardo, sta per arrivare sulla porta.
Eccola. Che fare? A me viene da piangere. In una frazione di secondi penso mille cose, l’abbraccio, aspetto, guardo mio marito e sono sicura che stia pensando le stesse cose.
E’ un parto, l’attesa è finita, lei è sempre lì ferma sulla porta, sembra non cercare nessuno, sembra di avere la consapevolezza di non avere nessun altro al suo fianco a cui rivolgersi per chiedere aiuto.
I bambini abbandonati sanno di essere soli di fronte alla paura.
Respiro e decido di inginocchiarmi.
A quel punto lei mi butta le braccia al collo … non ci speravo ma succede, e lì è difficile trattenere le lacrime.
Così inizia la nostra storia, la storia della nostra famiglia, fatta di dolcezze, piccole parole in spagnolo, para siempre, te quiero mucho, … piccoli sorrisi, carezze.
Ad un certo punto ci dicono qualcosa, così torno alla realtà e mi ricordo che c’è altra gente intorno a noi.
Ci dicono di darle il regalo che le abbiamo portato. Abbiamo avuto difficoltà nello scegliere, bambola, peluche, grande, piccolo, morbido, …
Prendo uno zainetto, glielo consegno, lei vede Minnie, sorride, lo apriamo insieme e lei, piano piano, tira fuori Pluto, sembra piacerle tantissimo, da quel giorno … Pluto sarà sempre con lei, tutte le notti.
Poi la torta, le foto … quasi non vediamo l’ora di andar via, per restare soli con lei.
Finalmente ci dicono che il taxi è arrivato, si va. Ci sediamo, ci guardiamo increduli ed esausti, pronti ad andare a casa, noi tre, finalmente.
Raccontare questi momenti mi ha dato l’occasione di ricordare questa nascita.
E’ bellissimo essere riusciti a scrivere il ricordo di un’entrega, è una consegna di tre vite, l’una all’altra, solo grazie alla fiducia, al coraggio e tanto tanto amore.
E mentre scrivo queste due pagine, rileggo, mi commuovo e completo con qualche parola più vera e più vicina al cuore questo piccolo grande episodio della nostra storia affinché rimanga la testimonianza a nostra figlia di quanto e perché doveva essere LEI, solo LEI la nostra bambina, e NOI i suoi genitori.
Chiudo con la speranza di avervi trasmesso il tran tran della nostra felicità perché possa generare la forza che serve, in chi legge, per dare una seconda nascita ai tanti bambini che stanno in questo momento ancora aspettando la loro entrega.
A tutti quelli che vogliono fare questa scelta, consiglio di riflettere per tutto il lungo tempo dell’attesa, sul percorso meraviglioso che una coppia che adotta ha avviato, la costruzione di una famiglia con l’accoglienza di un bambino che porterà ricchezza ed affetto.
E’ un lungo viaggio che parte dalla costruzione del figlio ideale che però poi pian piano si modifica e si materializza e per noi diventa M., nostra figlia.
Il viaggio in Colombia, l’arrivo a casa, il ritorno dal Paese di origine di nostra figlia, diventa l’inizio della nostra nuova storia, la nascita nella nostra famiglia.
Il giorno in cui abbiamo incontrato nostra figlia, tutto è finito e tutto è ricominciato.
Da allora il mondo gira intorno a lei, il passato diventa storia, diventa la nostra ricchezza.
Siamo così passati da quei giorni di attesa, per arrivare, oggi, con nostra figlia, ad essere felici insieme … semplicemente.
Rossella e Michele