Quarantatre famiglie adottive italiane al momento “bloccate” all’estero. L’emergenza coronavirus ha anche un effetto collaterale significativo per le coppie che hanno in queste settimane coronato il loro sogno, spesso dopo una lunga attesa, e incontrato i loro figli nei Paesi d’origine. Una permanenza che varia dalle due settimane, fino al mese e mezzo o anche due mesi dei Paesi latinoamericani, per ottemperare ai diversi iter. Proprio nel continente di più lunga permanenza, l’America Latina, si trova il maggior numero di coppie, 25, partite quando la situazione della diffusione del Covid-19 non era così allarmante. Altre 15 si trovano nell’Europa dell’Est e 3 in Asia.
Ne parla in un ampio articolo l’agenzia SIR, che sottolinea l’importante lavoro del coordinamento Adozione 3.0, che da alcuni mesi raggruppa i 49 Enti accreditati.
Nell’Articolo, oltre a intervistare il portavoce del coordinamento, Pietro Ardizzi, si dà voce a Daniela Bertolusso, coordinatrice dell’associazione Amici di Don Bosco onlus, ente accreditato per l’adozione internazionale, emanazione del mondo salesiano: “Questo lavoro si sta rivelando prezioso, davvero l’unione fa la forza e mai come in momenti di crisi è necessario restare uniti. Questo lavoro sta dando grandi frutti, anche se ancora non sono così evidenti le famiglie devono sapere che gli enti, anche da casa, stanno lavorando per loro e soprattutto stanno lavorando tutti insieme. Importante, anche in questi giorni, l’azione coordinata degli enti nei rapporti con la Cai, il ministero della Famiglia e il ministero degli Esteri. Adozioni 3.0 ha avviato un censimento e una mappatura delle coppie che sono all’estero ed è stata inviata una lettera al ministro Di Maio, che con grandissima sollecitudine ha risposto, ribadendo disponibilità e interessamento verso l’attività che stanno svolgendo gli enti e verso questi connazionali che si trovano all’estero”.
Non facile, in questi giorni, anche il rapporto con la Commissione adozioni internazionali, “costretta in questo momento a lavorare da remoto, con difficoltà operative legate al fatto che il sistema di comunicazione tra gli enti e la Cai non prevede l’uso di utenze private. Ma c’è grandissima disponibilità, da parte della Commissione, a gestire le cose nel modo più agile possibile, con un impegno che va al di là dell’impegno istituzionale. Le richieste alla ministra Bonetti, poi, sono legate alla situazione di grande difficoltà con cui gli enti si muoveranno almeno per tutto il primo semestre 2020. Il virus, come un’onda, si sta diffondendo in tutto il mondo. La Cai sta, tra l’altro tenendo rapporti con i Paesi esteri e la difficoltà di rispettare i tempi nella trasmissione di documentazione, sia inerente alle singole procedure, sia all’importantissimo monitoraggio post-adottivo”.